Alzi la mano chi almeno una volta nella vita non si è trovato a fare i conti con dei chili di troppo ad appesantire la bilancia e a riempire lo specchio! Decisamente una situazione comune alla maggioranza delle persone appartenenti alle società occidentali, così ricche di cibo e di risorse. Maniglie dell’amore, culotte de chevalle, pancetta e fianchi abbondanti; quando il grasso aumenta, nella nostra cultura in cui magro è bello, nemmeno i vezzeggiativi con cui chiamiamo la “ciccia” localizzata sembrano edulcorare i sentimenti di disprezzo ed evitamento che si innescano nella maggioranza delle persone. Ma cosa sta dietro ad un aumento ponderale, soprattutto quando non è gradito? Per trovare delle risposte possiamo cominciare ad orientare lo sguardo al mito.
Nel Simposio di Platone, Aristofane narra la storia secondo cui in origine gli uomini avevano una forma sferica, con due teste, quattro braccia e quattro gambe. Con questa forma gli uomini potevano muoversi con grande agilità e gli dèi cominciarono a preoccuparsi di avere dei competitors che potessero oscurare la loro magnificenza. Qualcosa andava fatto per garantirsi la supremazia, così Giove incaricò Apollo di tagliare a metà gli uomini affinché la forma che permetteva così tante possibilità andasse perduta. E così fu. Da quel momento gli uomini, privati della loro sfericità, iniziarono a cercare nel mondo la propria metà perduta, al fine di riassaporare l’antico senso di pienezza e completezza.
Il mito è rappresentativo della ricerca spasmodica che mettiamo in atto in amore. Quante volte alla fine di una storia ci siamo detti “non è lui (o lei) quello/a giusto/a”? Quello/a giusto/a per cosa? E soprattutto cosa c’entra l’amore con i chili di troppo? Qui ci imbattiamo in un nodo cruciale: il cibo che ingeriamo non è solo nutrimento per il corpo, bensì molto di più. Fin dai primi giorni dalla nostra comparsa sulla terra, quando ancora è il grembo materno ad accudirci, la via di comunicazione regia tra noi e nostra madre (o chi si prende cura di noi) è il cibo. Attimi in cui nutrimento, attenzioni, cura e presenza si fondono procurando un piacere unico.
La grande diffusione nella popolazione di problematiche in tema di alimentazione fa pensare che cibo, amore e piacere rientrino tra i temi dolenti della nostra civiltà. Il grasso superfluo, così tanto demonizzato nel nostro secolo, si fa sintomo sfacciato portatore del nostro bisogno d’amore mal nutrito. Un senso di vuoto nel cuore compensato con la pienezza della pancia. Quante volte abbiamo aperto l’anta del frigorifero nei momenti di noia e di sconforto, così goffi nel concederci una quotidianità più piacevole e quindi demandando alle fauci l’infausto compito di alleviare le nostre pene? In una società come la nostra, che a partire dai primi decenni del ‘900 glorifica ideali d’indipendenza, forza ed efficienza, corpi magri e slanciati rivestono i migliori modelli per affrontare le impervie scalate al successo. Seguendo questo pensiero i nostri cuscinetti di grasso, che parlano di tutt’altri bisogni, risultano assai scomodi.
Come rispondere allo spudorato modo del nostro saggio corpo di metterci davanti ai vuoti da cui distogliamo lo sguardo? Con diete ferree? Nella migliore delle ipotesi, se ci logoriamo con gli ultimi ritrovati in tema di diete, riusciremo a rendere la nostra vita ancor più frustrante e spiacevole, esponendoci al rischio di trovarci in balia di drammatiche ricadute nel regno delle abbuffate.
Il primo passo per la buona riuscita di una trasformazione reale e duratura può essere quello di intraprendere un percorso di scoperta dei propri bisogni profondi. Accogliere senza giudizio e amorevolmente le proprie debolezze, magari accompagnati dalla rassicurante presenza di un professionista, può farci sperimentare un profondo vissuto di sollievo. La libertà di viversi nella totalità dell’essere, comprensivo di fragilità e morbidezze, è un lusso di cui ogni persona dovrebbe godere. Quando la nostra anima e il nostro cuore sono alimentati con il giusto nutrimento anche il corpo ritrova la propria forma naturale, in armonia e senza alcuno sforzo.
Dott.ssa Erika Gerardi Psicologa Psicoterapeuta